Nuovi arrivati nella missione della Mongolia

Mongolia, Settembre 2016

È stato nel calmo sorgere del sole del primo agosto 2016 che noi, p. Yeinson Galvis (Colombiano) e p. Dido Mukadi (congolese), abbiamo lasciato l'Italia dopo un paio di mesi trascorsi in attesa dei documenti. La nostra destinazione era la Mongolia, un paese asiatico dove i missionari e le missionaries della Consolata sono presenti dal 2003. Entrambi i sacerdoti recentemente ordinati, siamo stati in attesa di quel giorno e finalmente siamo arrivati! La nostra gioia e le aspettative erano davvero molto grandi.

Arrivati all’Aeroporto Internazionale “Chinggis Khaan”, siamo stati accolti da un sole appeso su un cielo azzuro senza nuvole e molto bello. Inoltre, un caloroso benvenuto ai nuovi arrivati da p. Giorgio Marengo e p. Ernesto Viscardi, i missionari della Consolata, ha segnato l’inizio del nostro stare qui.

Sulla strada per la nostra nuova casa a Ulaanbaatar potevamo già leggere le impronte culturali che colorano Mongolia. Le più sorprendente sono le statue di cavalli. Un animale senza il quale un mongolo sarebbe come un uccello senza’ali. Ci sono anche cammelli, yak, pecore e capre; la ger tradizionale, che è una casa portabile fatta da un telaio di legno e coperto da feltro di lana; uno splendido paesaggio incastonato su una vasta superficie verde e così via!

Il giorno seguente, anche tre sorelle della Consolata (sr. Sandra Garay, sr. Furaha Mponzi e sr. Anne Waturu) sono arrivate in Mongolia.

La vita in questi primi giorni è tale che non aspettavamo l’ora di andare in giro. Così, per entrare in contatto con questa nuova realtà la comunità ha organizzato visite ad alcuni luoghi. Tutto questo ci ha permettesso di apprezzare la particolare bellezza della cultura mongola, riflessa nella vita ordinaria. Una cultura che sostiene la sua tradizione e apre la finestra all'aria moderna. Abbiamo iniziato anche a partecipare alle celebrazioni della Chiesa, un modo per incontrare le persone, la cui storia è tanto cara e con un promettente futuro.

Uno sguardo ai giardini e ai palazzi della città non ci lascia all'oscuro del predominio del Buddismo, nella sua forma tibetana definitivamente introdotta in Mongolia nel 16° secolo. Tale identità non compromette tuttavia atteggiamenti pacifici e rispettosi verso le altre religioni e verso gli stranieri all'interno del Paese. Questo è così evidente che anche quando si arriva a un tempio buddista e o in una ger dobbiamo entrare in segno di riverenza: non toccare la soglia dell’ingresso, entrare dal lato sinistro e uscire da quello destro, ricevere una bevanda con due mani e così via.

Tali atteggiamenti che permeano la vita delle persone e il modo di fare sottolineano un patrimonio morale e religioso profondo. Patrimonio che quando visitiamo le persone già capiamo il senso del divino dietro di esso. Su questo, ricordiamo che nella maggior parte delle comunità i cristiani non esitano a dire come sono felici di conoscere il Dio misericordioso. Alcuni dicono che non possono immaginare ciò che la loro vita sarebbe stata senza conoscere Cristo.

Il loro entusiasmo ci fa capire con quanta fame erano in attesa per il Vangelo e come gioiosi sono nel loro incontro con la Parola che si fa carne per salvarci. Abbiamo sentito qualcuno dire: "la Parola di Dio ha cambiato la mia vita, io sto veramente vivendo in pace con tutta la mia famiglia". Un impatto che si osserva principalmente nei ferventi cristiani che vengono in Chiesa.

Inoltre, le Chiese non sono piene come nei luoghi da dove veniamo. Tuttavia la loro grande fede è impressionante. La semplicità della loro vita e la gioia della loro adesione alla fede non lascia dubbi sul fatto che la missione in Mongolia si sta preparando lentamente, ma sicuramente un futuro di speranza. Questa speranza è fonte di motivazione per i missionari chi evangelizzano e promuovono la società mongola. Prendendo in prestito le parole del vescovo Wenceslao Padilla: "Qualunque cosa facciamo, sia in ambito sociale, educativo o umanitario, tutto ha un impatto sulla società."

Questo imponente lavoro fatto (e in corso d’opera) dai missionari è così incoraggiante per noi che siamo appena arrivati. Riconosciamo il loro zelo ed entusiasmo. Essi ci mostrano come è grande il loro amore per la missione nonostante le impasse e le sfide che vengono e vanno. A noi di unire le mani e lavorare con loro nella vigna di Dio.

p. Dieudonné (Dido) Mukadi Mukadi, IMC